Maria e Giuseppe, uniti nell'amore

Su ali d'aquila

Domenica 17 dicembre 2023 • Divina Maternità di Maria


Passate le porte, spianate la strada, liberatela dalle pietre. L’invito del profeta Isaia è ancora oggi rivolto a noi. Ma da quali pietre dobbiamo liberare la strada della nostra vita?

Se arrivasse un uomo di nome Gabriele e ci dicesse: Kaire, piena di grazia, il Signore è con Te come reagiremmo? Senz’altro Gabriele scaperebbe per la maggior parte dei casi. Noi oggi a un tipo come Gabriele sbatteremmo le porte, ci rifiuteremmo di ascoltarlo, perché è uno sconosciuto e agli sconosciuti bisogna rimanere indifferenti.

Maria quindi oggi sarebbe classificata come la disobbediente per eccellenza rispetto a questo nostro paradigma educativo. Senz’altro Maria ci sarà rimasta rispetto alle parole dell’Angelo, senz’altro la paura penso che gli sia cresciuta più l’angelo andava avanti a narrare ciò che sarebbe diventata. Che cosa ha placato la paura di Maria, o meglio cosa l’ha mitigata? Non temere, hai trovato grazia presso Dio. Questa è la Parola che ha schiacciato la paura di Maria, che ha aperto il suo cuore ad accogliere la sua chiamata, la sua maternità divina, non temere. Quante volte abbiamo donato o doniamo questa parola di Gabriele ai nostri figli, ai nostri giovani. Nella paura non potrai mai decidere, cercare sicurezze precise non le avrai mai nella vita, non temere nel confidare nella grazia di Dio. Quella grazia che rende tutto possibile, tutto. Ha reso possibile la fecondità in un grembo sterile come quello di Elisabetta, ha reso una quindicenne la Madre di Dio, può cambiare la tua vita, basta che tu schiacci la paura e tutto quello che consegue, tra cui lo stallo della tua scelta.

Dio mai fa le cose per caso, e ce lo ricorda Gabriele. Il suo non temere non è una semplice pacca sulla spalla. Gabriele fonda il suo annuncio sulle attese del popolo, e ancor di più su quello che il popolo credeva. Sarebbe sorto un messia dalla discendenza di Davide (e Giuseppe fa parte di questa discendenza), avrebbe salvato Giacobbe (cioè Israele suo servo), il regno non avrà fine. Tutte le promesse sono lì davanti a Maria, e a lei spetta la scelta. Quanta paura… da sola dovrò portare questo? No lo Spirito Santo ti aiuterà, ti coprirà con la sua ombra, e il Figlio che porterai nel grembo sarà chiamato Figlio di Dio, sarà santo, sarà pieno, tempio dello Spirito.

Maria quel giorno e poi anche Giuseppe non fondono il loro eccomi per una banale credulità, perché erano ingenui. L’ascolto profondo dei due e soprattutto il loro amore l’uno per l’altra fondono il loro eccomi al progetto di Dio. Sono diversi, hanno storie diverse, eppure sono uno. Questa unità è il regalo del loro amore, quell’amore che li rende pronti ad accogliere il Figlio di Dio nella loro vita.

Questa domenica siamo chiamati anche a noi a cercare quella unità della vita. A cercarla in quella domanda che mai non deve spegnersi in me: quale è il sogno di Dio per la mia vita? a cosa tende il mio desiderio? la risposta può essere diversa: puoi pensare agli occhi di chi ti piace, agli occhi del tuo amato e della tua amata, puoi pensare a quella intuizione che ti sta dando sempre di più convincimento a donare la vita, per il Signore, per una buona causa. Il segreto della verità del tuo eccomi sta, come dice Paolo, nella letizia vera che diventa gioia contagiosa, gioia che tocca il cuore degli altri, gioia di uno che sente che è amato e che desidera amare. E’ la gioia con la quale Maria quel giorno ha detto sì, è la gioia che Maria e Giuseppe nella loro povertà hanno sperimentato nello stare insieme e nell’avere tra le braccia l’atteso, è la gioia che sei tu con la tua carne, il tuo sangue, i tuoi capelli, i tuoi occhi, la tua bocca, le tue mani, i tuoi piedi, il tuo sorriso… la tua vita! E’ la gioia dell’essere amato e dell’amore, la gioia dell’Amato che viene a ricordarci ogni giorno questa promessa nel suo Natale e nel suo donarsi totale fino al rosso della sua Pasqua: tu sei amato, io Ti amo, tu sei promessa d’amore, non lo dimenticare!

 

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